Oggi voglio parlarti dell’ipercifosi astenica, una patologia che spesso colpisce la colonna vertebrale, in particolar modo degli adolescenti. Le cause principali di questa deformità sono legate alla predisposizione genetica, alla postura che viene assunta, al tono muscolare ma anche ai disagi psicologici legati all’età puberale.
Come è costituita la colonna vertebrale?
Facciamo un breve ripasso per capire come è costituita la colonna vertebrale, quella struttura che viene definita come l’asse portante del nostro corpo, alla quale sono annessi gli arti superiori e inferiori, la testa e, semplificando all’estremo, gli organi interni.
Ecco i segmenti in cui si presenta suddivisa la colonna vertebrale:
- cervicale
- toracico
- lombare
- sacrale
Ognuno di questi elementi appare dritto se visto anteriormente oppure curvo se visto in proiezione laterale.
Le quattro curve, che corrispondono ai quattro segmenti, prendono il nome di:
- lordosi cervicale
- cifosi dorsale
- lordosi lombare
- cifosi sacrale
Queste curve servono per rendere il rachide flessibile come lo conosciamo e per far sì che il carico su di esso venga ben distribuito.
Quando si può parlare di ipercifosi?
Parliamo di ipercifosi quando la normale cifosi dorsale è accentuata; le cause di questa deformità possono essere molteplici ma si dividono, per semplicità, in due grandi categorie:
- strutturate
- funzionali
Un’ipercifosi strutturata è data da un’alterazione della colonna non correggibile se non con metodiche chirurgiche specialistiche, mentre l’ipercifosi funzionale è correggibile con un approccio meno aggressivo e basato principalmente sull’esercizio fisico e l’utilizzo di tutori.
Cos’è l’ipercifosi astenica?
L’ipercifosi astenica fa parte delle ipercifosi funzionali, ovvero nella quasi totalità dei casi, dipende da difetti posturali assunti dal soggetto; è frequente in età adolescenziale e colpisce prevalentemente il sesso femminile.
Ecco i principali fattori predisponenti che possono causare questo tipo di ipercifosi:
- l’altezza
- la lassità legamentosa
- la debolezza muscolare dei muscoli paravertebrali
Come riconoscere l’ipercifosi astenica
La caratteristica clinica di un individuo che risente di questa patologia è solitamente una postura ricurva in avanti con capo chino (atteggiamento comunemente definito “gobbo” che può essere più o meno evidente).
Questo atteggiamento causa uno spostamento in avanti delle scapole con conseguente sollevamento delle stesse dal torace.
In molti casi si ha contestualmente una iperlordosi lombare per compensare gli effetti dell’ipercifosi sull’equilibrio delle forze in gioco; il paziente non avverte dolore in quanto arriva gradualmente all’ipercifosi con continui adattamenti della colonna alla postura errata.
Già il pediatra e i genitori dovrebbero accorgersi dell’atteggiamento non fisiologico del ragazzo ma solo una visita dallo specialista ortopedico è in grado di risolvere ogni dubbio.
Visita da uno specialista e terapia
Il compito dello specialista è visitare il paziente in piedi e osservare se ci sono modificazioni della colonna vertebrale, facendo compiere alcuni movimenti al ragazzo come la flessione in avanti, per valutare eventuali altre alterazioni, e l’iperestensione all’indietro, per valutare quanto la sua colonna è in grado di tornare in posizione fisiologica con aiuto esterno.
Oltre alla visita clinica è fondamentale un esame radiografico della colonna sia in antero-posteriore che laterale, per verificare che non ci siano alterazioni dei corpi vertebrali e dei dischi intervertebrali (nell’ipercifosi astenica non ci sono alterazioni a carico delle vertebre, dei legamenti e dei dischi) e stabilire con certezza a quanti gradi ammonta la cifosi.
L’importanza di una diagnosi precoce
Come tutte le patologie che coinvolgono soggetti in età evolutiva, l’ipercifosi andrebbe valutata e trattata il prima possibile evitando che evolva in forme più gravi o addirittura strutturate.
La tempestività è un elemento fondamentale per la diagnosi di questo genere di patologia, infatti, un ritardo potrebbe portare ad alterazioni muscolari, legamentose e scheletriche tipiche delle forme strutturate.
Il trattamento quando l’ipercifosi è in fase iniziale
Se presa per tempo e con gradi di ipercifosi non gravi, con buona elasticità del rachide (riducibile), il trattamento è strettamente posturale e di potenziamento della muscolatura (è buona prassi consigliare attività fisica – non ci sono sport da preferire ad altri – oltre al trattamento fisioterapico), con risultati soddisfacenti e un recupero della fisiologica postura.
In questa fase è consigliabile utilizzare un tutore dinamico dorsale per abituare il soggetto ipercifotico alla corretta postura.
Cosa fare se il rachide inizia a perdere la normale elasticità
Nelle fasi successive in cui il rachide inizia a perdere la normale elasticità è consigliabile l’utilizzo di un corsetto ortopedico per un periodo stabilito dallo specialista di volta in volta in base alla gravità, alla collaborazione del paziente e ai risultati ottenuti ad ogni controllo clinico. Il corsetto ortopedico è utile per bloccare l’evoluzione sfavorevole e correggere la curvatura fino al recupero completo. Al trattamento con tutore devono essere associati il potenziamento della muscolatura e gli esercizi posturali (che non devono mai mancare per restituire al corpo una crescita armonica).
E per i casi più gravi?
Per i casi più gravi di ipercifosi strutturata o in evoluzione sfavorevole, il trattamento con tutori sarà molto più lungo e, in alcuni casi, sarà necessario ricorrere a tutori modellati sul corpo del paziente per contrastare le spinte negative che, a causa di un processo vizioso, portano a un peggioramento della situazione clinica. Anche in questi casi il trattamento con tutori deve essere sempre accompagnato da trattamento fisioterapico, posturale e di potenziamento della muscolatura.
Il trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico è riservato ai casi più estremi, a rapida evoluzione o valutati troppo tardi e per i quali il trattamento fisioterapico e con tutori non darebbe nessun risultato. La chirurgia consiste in una estensione forzata del rachide fino alla posizione fisiologica (o il più vicino ad essa); l’impianto di placche e viti, infatti, stabilizza la posizione limitando la motilità del rachide con conseguente limitazione del paziente nelle normali attività quotidiane.
Ti ricordo che per evitare di arrivare a situazioni estreme è bene prendere in tempo e trattare tempestivamente la patologia. Meglio un controllo in più, ma la sicurezza di non avere problemi alla schiena che potrebbero aggravarsi negli anni!
Spero che questo articolo ti sia stato utile, alla prossima!