Dolore all’inguine che aumenta facendo sport: tutto potrebbe far pensare ad una pubalgia, patologia tipica dei giovani sportivi. Invece, no. Può trattarsi del conflitto femoro-acetabolare, definito anche FAI (Femoro-Acetabular Impingement) che, se sottovalutato, può sfociare nell’artrosi precoce dell’anca.
Ma cosa si intende con conflitto femoro-acetabolare? In questo articolo ti farò il suo identikit.
Che cos’è il conflitto femoro-acetabolare?
Il conflitto femoro-acetabolare è l’esito di varie patologie congenite e acquisite dell’anca che ha come causa un anomalo contatto tra i due capi articolari.
In condizioni normali, la testa del femore ha una conformazione sferica che si articola in una coppa (acetabolo) senza creare frizioni e contatti; nel caso di questa patologia, invece, i due capi articolari non combaciano perfettamente.
Questa patologia, solo recentemente definita come tale, è, probabilmente, la causa più frequente dell’artrosi primaria dell’anca.
E’ importante riconoscere questa patologia quando la degenerazione artrosica non è molto avanzata. Se la diagnosi è fatta nelle fasi precoci della malattia abbiamo a disposizione possibilità terapeutiche che possono modificare significativamente la prognosi di questi giovani pazienti.
Le principali cause
Come sai, per poter intervenire con cure adeguate, bisogna sempre conoscere le cause. Qui, ti sintetizzerò le principali cause del conflitto femoro-acetabolare, in modo da poter prevenire spiacevoli conseguenze.
Alla base di questa patologia vi è una alterazione della morfologia dell’anca, in particolare della torsione femorale e/o dell’inclinazione del bacino che possono provocare un conflitto tra femore e acetabolo.
I meccanismi che possono innescare il conflitto
- la presenza di una prominenza della parete antero-superiore dell’acetabolo, che è troppo avvolgente rispetto alla posteriore e crea un conflitto con il collo femorale durante la flessione e la rotazione interna;
- la perdita della sfericità della testa del femore a livello del passaggio testa-collo;
- la sporgenza della testa femorale nella cavità acetabolare dove risulta come incarcerata;
- la ridotta antiversione o una retroversione del collo femorale rispetto alla diafisi (un ridotto spostamento in avanti o un rivolgimento all’indietro del collo femorale rispetto alla parte lunga, o corpo del femore);
- un’alterazione del tilt pelvico con modificazione dell’orientamento dell’acetabolo;
- un’eccessiva lassità articolare e periarticolare da favorire un anomalo contatto tra collo ed acetabolo, soprattutto negli sportivi che con il gesto atletico sollecitano l’articolazione ai gradi estremi.
Quali alterazioni portano al conflitto femoro-acetabolare?
Analizziamo insieme le modificazioni anatomiche che possono generare questo tipo di patologia:
- a livello dell’acetabolo abbiamo, soprattutto nelle donne, una conformazione alterata, spesso congenita, della parte anteriore e/o superiore del tetto acetabolare che entra precocemente in contatto con il collo femorale, definita con il termine PINCER (pinza, in inglese);
- a livello del femore, l’alterazione si verifica quando la testa femorale non è perfettamente sferica, così che durante il movimento la parte eccentrica (con un eccesso osseo) entra in conflitto con il bordo dell’acetabolo. Questa deformità della testa del femore, assume il nome di CAM (camma, in italiano) e può essere idiopatica o conseguenza di patologie come l’epifisiolisi, il morbo di Perthes, la necrosi della testa femorale o di una frattura del collo femorale non perfettamente ridotta. La forma idiopatica si ritrova più frequentemente in giovani sportivi maschi tra i 20 e i 30 anni di età;
- più frequentemente (oltre i due terzi dei casi) si ritrova un conflitto di tipo misto, in cui sono presenti ambedue le alterazioni scheletriche
Conseguenze del conflitto femoro-acetabolare
Il conflitto femoro-acetabolare ripetuto provoca inizialmente lesioni al labbro acetabolare, o cercine, (“guarnizione” che riveste il bordo dell’acetabolo) che può usurarsi, scollarsi, rompersi e calcificarsi alla cartilagine. Queste lesioni, con il passare degli anni, possono portare ad un’artrosi conclamata.
L’incidenza di questa patologia è sicuramente più elevata rispetto al numero dei casi sintomatici che sono solo la punta dell’iceberg. Molto frequentemente questo disturbo interessa entrambe le anche (80% circa).
Come si diagnostica?
La diagnosi di questa patologia, nelle fasi iniziali, non è semplice.
La raccolta dei dati anamnestici
E’ essenziale per ricercare eventuali traumi, patologie e interventi all’anca, non solo nel soggetto colpito, ma anche nei suoi familiari.
Importante è capire la modalità di insorgenza del dolore e le sue caratteristiche.
Spesso l’atleta lamenta dolore durante la flessione elevata e/o l’adduzione e/o l’intra-rotazione dell’anca (nel momento in cui calcia o danza) o, dopo aver mantenuto a lungo la posizione seduta, nel momento di rialzarsi. Il dolore è più spesso riferito all’inguine, meno di frequente posteriormente e lateralmente.
La valutazione clinica
La valutazione clinica evidenzia frequentemente una riduzione della flessione, la positività dei test clinici specifici che rievocano il conflitto e provocano la sintomatologia nota al paziente. Con il progredire della patologia si possono avvertire rumori di scroscio.
Gli esami diagnostici
La diagnosi viene poi confermata con l’esame radiografico che, oltre alle proiezioni classiche, si avvale di particolari proiezioni assiali, per meglio evidenziare le alterazioni anatomo-patologiche. La valutazione viene poi completata con una RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) o meglio Artro-RMN per escludere patologie associate (osteonecrosi) e documentare lesioni del cercine, della cartilagine e dell’osso subcondrale (osso al di sotto della cartilagine).
Come si cura il conflitto femoro-acetabolare?
La terapia prevede, nei casi in cui la degenerazione articolare non è molto avanzata, un intervento chirurgico artroscopico, che grazie a dei piccoli accessi chirurgici di un centimetro permette di effettuare:
- regolarizzazione della rima dell’osso acetabolare,
- trattamento del labbro acetabolare (reinserzione, regolarizzazione),
- trattamento delle lesioni cartilaginee (regolarizzazione, micro perforazioni).
Nel conflitto di tipo CAM si esegue l’osteoplastica del collo antero-superiore.
La procedura artroscopica, anche se molto meno invasiva rispetto alla tecnica a cielo aperto, è piuttosto impegnativa e non scevra da alcune complicazioni legate alla trazione articolare e all’eventuale danneggiamento di strutture nobili che si trovano intorno all’articolazione dell’anca.
Dopo l’intervento è molto importante la riabilitazione post-operatoria per permettere un progressivo recupero articolare e il ritorno alla pratica sportiva, in un elevato numero di casi.
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