Ti ho già parlato dell’epicondilite, meglio conosciuta come “gomito del tennista”. Oggi voglio fare un focus su quali sono le terapie principali per tentare di lenire questa fastidiosa infiammazione dei tendini: più precisamente dell’estensore radiale breve del polso e dell’estensore comune delle dita della mano, sull’epicondilo (estremità) dell’omero che si trova sul lato esterno del gomito.
Qualche curiosità sull’epicondilite
Il 2% della popolazione viene colpita da questa patologia e l’età in cui l’incidenza è più alta è tra i 30 e i 50 anni.
Il sintomo principale è il dolore evocato dalla palpazione dell’epicondilo e dell’inserzione tendinea. Questa sensazione viene riacutizzata con alcune manovre quali:
- l’estensione contro resistenza del terzo dito;
- l’estensione del polso;
- la flessione passiva del polso
- il sollevamento di un peso a gomito esteso.
Tutti questi procedimenti evidenziano uno stato infiammatorio.
L’esame clinico
L’esame clinico del paziente, insieme alla raccolta dei dati anamnestici per comprendere meglio la modalità di insorgenza dei sintomi, permette al medico di formulare la diagnosi e distinguere l’epicondilite da altre patologie che possono dare sintomi simili, quali il dolore radicolare di origine cervicale. La diagnosi può essere confermata con un esame ecografico e/o dalla risonanza magnetica.
Mi raccomando di non trascurare i sintomi delle fasi iniziali, che spesso non sono continuativi, perché si può generare una cronicizzazione della patologia.
Le terapie più utilizzate
Dopo esserti confrontato con il tuo medico di fiducia o con uno specialista, puoi procedere con la terapia, che dovresti iniziare il prima possibile. Ecco le principali cose da fare:
- elimina o riduci la causa scatenante della patologia; nel caso dell’attività sportiva, devi correggere il gesto atletico se mal eseguito;
- pratica la crioterapia, applicazione della borsa del ghiaccio per 15’ per 2-3 volte al giorno;
- limita a pochi giorni la terapia medica con anti-infiammatori per uso orale, soprattutto nelle fasi di riacutizzazione della sintomatologia. Per la posologia rivolgiti al tuo medico;
- applica degli anti-infiammatori locali in crema;
- utilizza un tutore che effettua una pressione sui muscoli epicondiloidei in modo da ridurre la trazione sui tendini epicondiloidei per varie ore al giorno fino alla risoluzione dei sintomi;
- Inizia precocemente i trattamenti fisioterapici con terapie fisiche quali laser ad alta potenza e tecar-terapia (tecnica che stimola energia dall’interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antinfiammatori).
Alle terapie fisiche possono essere associate: lo stretching dei muscoli epicondiloidei ed epitrocleari per ridurre la contrattura muscolare, la stimolazione, manuale o con appositi strumenti, dei trigger point (porzione circoscritta di muscolo dolente alla palpazione).
Nel momento che l’infiammazione e il dolore si riducono, si possono introdurre cauti e progressivi esercizi di rinforzo muscolare.
Nel caso in cui non si ottengano risultati con le terapie che ti ho illustrato, può essere utile effettuare delle infiltrazioni con cortisone e/o con acido ialuronico. Più recentemente è stato introdotto il trattamento infiltrativo con concentrato di piastrine da sangue autologo (PRP- terapia rigenerativa).
L’intervento chirurgico
Purtroppo nel 5-10% dei casi questa terapia conservativa non risulta efficace.
Adesso ti spiego in cosa consiste l’intervento chirurgico per eliminare del tutto il dolore che provoca l’epicondilite.
Innanzitutto, l’intervento può essere eseguito per via percutanea, attraverso artroscopia, o con mini-incisione.
Adesso ti spiego in modo più semplice in cosa consistono queste tre tipologie di chirurgia:
- La tecnica percutanea viene eseguita in anestesia locale: con un robusto ago vengono eseguite delle incisioni superficiali (scarificazioni) dell’inserzione tendinea e micro-perforazioni dell’epicondilo; a queste può associarsi l’infiltrazione di farmaci.
- L’artroscopia consiste nel praticare una piccola incisione per poter visualizzare l’articolazione del gomito attraverso l’artroscopio (uno strumento che permette di illuminare la cavità articolare e osservare ciò che vi accade all’interno). In questo modo è possibile rimuovere la plica laterale, se presente, e asportare la parte di tessuto tendineo degenerato.
- La tecnica chirurgica a cielo aperto prevede l’asportazione del tessuto tendineo “malato” attraverso la tenolisi (tecnica che ha lo scopo di liberare il tendine dalle aderenze fibrose che ne impediscono il naturale movimento) e micro perforazioni dell’epicondilo. Quando necessario, si può effettuare il distacco dei tendini epicondiloidei.
Dopo l’intervento è molto importante un adeguato trattamento riabilitativo.
Ti consiglio comunque di rivolgerti sempre al tuo medico di fiducia o a uno specialista non appena percepisci i primi sintomi.
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