Il polso è già stato protagonista di altri approfondimenti qui sul mio blog (te li segnalerò alla fine di questo articolo). Oggi ritorna al centro della mia attenzione perché voglio parlarti di un tipo di lesione traumatica del polso: la frattura dello scafoide.
Ti darò informazioni per riconoscere questa frattura – che a volte “gioca a nascondino” – e sui possibili approcci utilizzati dagli specialisti per trattarla.
Lo scafoide. Un piccolo osso dell’articolazione del polso
L’osso scafoide va a comporre, assieme a 7 “fratelli”, il carpo, la parte dello scheletro umano che fa da raccordo tra il radio (osso dell’avambraccio) e il metacarpo (l’insieme delle 5 ossa della mano che si articolano anche con le falangi).
In particolare, l’osso scafoide si trova nella fila prossimale del carpo e si articola:
- nella sua parte prossimale con il radio;
- lateralmente con l’osso semilunare;
- distalmente con tre ossa della fila distale del carpo, il trapezio, il trapezoide e il capitato.
Ora che abbiamo conosciuto meglio quest’osso, andiamo a studiare più da vicino la lesione oggetto del nostro focus.
Le cause, i sintomi e la diagnosi della frattura dello scafoide
La frattura dello scafoide si verifica per lo più in seguito a cadute, incidenti automobilistici o a causa di infortuni sportivi. Come ti dicevo, a volte questa lesione “gioca a nascondino”. Cosa significa? Che i sintomi potrebbero essere lievi, o comunque non tanto preoccupanti da indurre ad approfondire rivolgendosi al medico o al pronto soccorso.
Quali sono i sintomi della frattura dello scafoide? Si avverte dolore nella cosiddetta regione della tabacchiera anatomica (quell’avvallamento che compare sul dorso della mano, quando è aperta, tra polso e pollice) e solo di rado c’è anche gonfiore.
Va detto, poi, che la frattura può non emergere alla prima radiografia. Se però, dopo l’esame clinico, lo specialista sospetta la presenza di questa lesione, di solito prescrive l’uso di un tutore del polso per una settimana circa, trascorsa la quale procede con una nuova radiografia ed eventualmente con una TAC.
Gli ortopedici sanno che bisogna essere molto scrupolosi di fronte a un sospetto di frattura dello scafoide, poiché una diagnosi tardiva e quindi un ritardo nel trattamento può portare a conseguenze come:
- la pseudoartrosi, ossia un mancato consolidamento dell’osso;
- l’osteonecrosi di una parte dell’osso, ovvero un processo di morte cellulare. Lo scafoide, infatti, è raggiunto solo nella sua parte distale dal flusso sanguigno, e la frattura causa l’interruzione della vascolarizzazione sul frammento prossimale, quello che non riceve direttamente il sangue.
Se subisci un trauma al polso e senti dolore, quindi, vai al pronto soccorso anche se non vedi gonfiore.
Ma una volta diagnosticata la frattura, come si procede?
Il trattamento della frattura dello scafoide
Se si tratta di una frattura composta, può bastare l’immobilizzazione con un tutore che immobilizzi polso e pollice per 6-10 settimane. Nella maggior parte dei casi, però, la frattura è completa e instabile, e dunque si opta per l’intervento chirurgico di osteosintesi. Si uniscono quindi i frammenti dello scafoide attraverso una vite (vite di Herbert) o con i cosiddetti fili di Kirschner. Dopo l’intervento bisogna immobilizzare il polso per 6-8 settimane, ma servono almeno 6 mesi per la completa guarigione.
In ogni caso – sia dopo l’immobilizzazione, sia dopo l’intervento – è necessario un periodo di riabilitazione fisioterapica. Lo scopo è recuperare al 100% sia la capacità di flettere, estendere e roteare il polso, sia la forza.
Siamo arrivati alla fine di questo articolo. Ti lascio con una doverosa raccomandazione: se sei qui perché hai dolore al polso dopo una caduta o un infortunio, non perdere altro tempo e rivolgiti subito al tuo medico!